IRAQ'S WAR - LA BATTAGLIA DEI PONTI

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view post Posted on 25/7/2011, 12:05
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la battaglia si è svolta a Nassiriya, città di circa 200.000 abitanti, nella zona dei tre ponti sull'Eufrate che separano la parte nord da quella sud.

nassiriyabattagliaponti

Il nemico era composto dagli irregolari arabi della milizia fedele al leader sciita estremista Moqtada Al Sadr. Secondo fonti israeliane, tale milizia può contare su circa 10-12.000 combattenti, con un nocciolo duro composto da 3.000 fedelissimi, addestrati ed equipaggiati da istruttori militari iraniani e libanesi di Hezbollah.

Nella parte nord di Nassiriya erano presenti almeno 600 combattenti, appoggiati da civili disarmati, dotati di fucili AK-47, mortai, lanciarazzi anticarro RPG e mitragliatrici, con una larga disponibilità di munizioni. Sembra anche che i sadristi si siano trincerati con postazioni di sabbia pressata e filo spinato all'aperto, oltre alla creazione di centri di fuoco all'interno e sui tetti delle abitazioni locali.

La mancanza di basi militari italiane in città - chiuse dopo l'attentato del 2003 - e di una polizia locale efficace, ha favorito la libertà di movimento dei guerriglieri e il mantenimento senza problemi delle loro linee di comunicazione e rifornimento. Comunque, è bene ricordare sempre che creare più basi militari equivale ad avere più obiettivi da difendere.

La battaglia è stata preceduta da un crescente clima di tensione che ha portato al ridimensionamento della normale attività operativa dei reparti italiani ed è stata, infine, innescata dall'occupazione militare dei ponti dai ribelli sciiti e dal conseguente ordine del comando britannico di ripristinare la libera circolazione.

Lo Stato maggiore della Difesa nazionale ha aderito alla richiesta britannica e il generale Chiarini, comandante del contingente italiano, ha avuto luce verde per l'attacco.

L'operazione "Porta Pia" ha coinvolto oltre 500 militari italiani: un reggimento di bersaglieri, una compagnia del San Marco, uno squadrone del Savoia cavalleria, elementi del Gruppo Intervento Speciale dei Carabinieri e i paracadutisti del Tuscania.

La colonna meccanizzata, composta da 60 veicoli di vario tipo e 8 blindati Centauro, ha iniziato il movimento alle 3 di notte del 6 aprile dispiegandosi nel settore sud della città.

Una Blindo "Centauro" durante la battaglia dei ponti
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Una volta arrivata in vista della sponda nord dell'Eufrate, la colonna è stata fatta segno di ripetute raffiche di fucileria e lancio di bombe di mortaio e razzi (ne saranno sparati almeno 400 durante tutta la battaglia). Gli italiani hanno risposto al fuoco con l'armamento individuale e di squadra sbriciolando anche, con 3-4 colpi da 105 mm ben assestati dei Centauro, una palazzina vicina al terzo ponte presidiata da cecchini (individuati dall'alto dagli elicotteri).

Mentre i blindati proseguivano l'avvicinamento al terzo ponte, la compagnia del San Marco, 90 uomini divisi in due plotoni meccanizzati e uno motorizzato, è riuscita ad attraversare il primo ponte a est e ad attestarsi sulla sponda opposta; il comandante ha allora chiesto rinforzi che si sono concretizzati in due VCC. Questi ultimi sono stati entrambi centrati da una granata RPG: una è rimasta inesplosa, l'altra ha ferito tre uomini (durante gli scontri è stato centrato anche un altro VCC, ma pure in questo caso la granata non è scoppiata).

Nel frattempo il nemico riceveva rinforzi e munizioni, fatti affluire usando le ambulanze del vicino ospedale. La sparatoria tra le due sponde cresceva d'intensità e vedeva l'uso di Panzerfaust (15 razzi) e Milan (4 missili) per neutralizzare le postazioni sadriste, particolarmente forti sul secondo ponte.

Il terzo ponte, a schiena d'asino, ostacolava la visuale dell'altra sponda, perciò alcuni fucilieri del San Marco si sono arrampicati alla sommità del parapetto per poter scorgere coi binocoli che cosa li aspettasse dall'altra parte: donne, bambini e miliziani.
La visione di civili in mezzo alla strada ha portato alla decisione di non forzare le difese nemiche per evitare il massacro.

La battaglia si è protratta fino a mezzogiorno quando una tregua precaria è stata concordata tra i belligeranti per permettere l'avvio di trattative.
Alle ore 15 queste ultime hanno portato all'accordo: la sponda sud restava in mano italiana e quella nord veniva affidata alla sorveglianza della polizia irachena. Il disimpegno italiano è stato accompagnato da uno scambio di fucileria, in violazione dell'accordo appena preso, che è durato per un'ora, prima del termine delle aperte ostilità portando a 30.000 il numero totale dei colpi d'arma leggera consumati dai militari italiani (da sottolineare che è stato necessario rifornire la prima linea per cinque volte durante la giornata).

Il bilancio finale ufficiale della giornata ha registrato il ferimento di 12 militari italiani e l'uccisione di 15 iracheni, anche se altre fonti parlano di almeno 25/50 morti fra gli insorti.

Carabinieri del "Tuscania" impegnati negli scontri
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Corriere della Sera, 8 aprile 2004

Intervista al colonnello Luigi Scollo che ha comandato l'azione.

«Ci siamo avvicinati ai ponti con una colonna di 60 veicoli e 8 blindati.
Volevamo dare una dimostrazione di forza sperando di indurre i miliziani a ritirarsi». Parla il colonnello dei bersaglieri Luigi Scollo, che ha comandato la battaglia di Nassiriya.
Gli abitanti della città avevano chiesto di liberare i ponti occupati dai miliziani sciiti. Dalla parte Nord non si poteva accedere alla zona Sud e i negozi non avevano la possibilità di rifornirsi di merci.

Il comando inglese di Bassora ha chiesto agli italiani di intervenire.
Alle 4 del mattino è scattata l'operazione Porta Pia, con 500 uomini, l'XI reggimento bersaglieri, una compagnia del battaglione San Marco, uno squadrone del Savoia cavalleria e i carabinieri del Gis e i parà del Tuscania. In coda, seguiva un'ambulanza.

In colonna, i mezzi hanno cercato di imboccare i ponti dalla sponda Sud dell'Eufrate.
Dall'altra parte del fiume li hanno accolti con lanci di razzi Rpg7. Sparavano dalle finestre e dai tetti delle case di fronte. Gli italiani hanno risposto al fuoco con mitragliatrici e fucili AR 70/90. Da un vecchio ristorante abbandonato, al di là del terzo ponte, quello a sinistra, partivano i colpi più micidiali. Il colonnello Scollo ha fatto puntare il cannone di un blindato Centauro e con un paio di colpi ha sbriciolato l'edificio.

Per un'ora si è sparato senza sosta. Sul secondo ponte, un razzo ha colpito di striscio un veicolo causando i primi feriti, che sono riusciti a saltare dal mezzo mettendosi al riparo. «Grazie a Dio - dice Scollo - i miliziani iracheni sparano male».

Il capo di una compagnia ha conquistato il primo ponte, è riuscito a passare dall'altra parte. Per tenere la posizione ha chiesto rinforzi. «Gli ho mandato - racconta Scollo - 6 tiratori scelti con un gippone VM. A metà del ponte il VM è stato centrato da due razzi, uno si è conficcato nel motore senza esplodere, l'altro ha ferito 3 uomini.
In quel momento ho sentito un pugno nello stomaco, li avevo mandati io. Dopo, quando sono andato a trovarli in infermeria, mi hanno detto: tranquillo, ci dispiace solo di non essere stati d'aiuto».

vm90iraq


Dall'altra parte del fiume arrivavano nuovi guerriglieri a bordo di pickup bianchi. I miliziani avevano occupato l'ospedale, si erano impadroniti delle ambulanze che andavano avanti e indietro trasportando munizioni.
Mentre gli italiani erano allo scoperto, gli sciiti erano attestati dietro muri e sparavano senza essere visti. Per stanarli i militari hanno lanciato alcuni razzi Faust e missili Milan.

Erano le 8 del mattino.
Erano passate 4 ore quando dal terzo ponte è arrivata una notizia inquietante. E' un ponte a schiena d'asino.

Al di là della gobba non si scorgeva quello che stava accadendo. Allora quelli della Marina, i fucilieri del battaglione San Marco, con un'operazione definita «formidabile» si sono arrampicati sul ponte riuscendo ad arrivare in un punto che, col binocolo, permetteva di avere una visuale completa. Dall'altra parte hanno inquadrato le sagome di donne e bambini.
Hanno avvertito subito Scollo: se attraversiamo sarà una carneficina.

Il colonnello ha deciso di concentrarsi sui primi due ponti, rinunciando a prendere il terzo.
Dice: «Noi non abbiamo sparato sui civili, ma non escludo che i guerriglieri li abbiano colpiti perché sparavano in tutte le direzioni. Nel corso della giornata ci hanno lanciato addosso almeno 400 razzi».

Durante la battaglia, gli italiani hanno fatto affluire rifornimenti di munizioni ben 5 volte. In totale hanno sparato 30 mila colpi e una decina di razzi.
Mai si è arrivati a una situazione di corpo a corpo. La distanza minima fra i due schieramenti è stata di 50 metri. Ogni tanto dall'altra parte si vedeva cadere un ferito, gli italiani cessavano di far fuoco per consentire di soccorrerlo.

A mezzogiorno sono cominciate le trattative per una tregua.
Alle 3 si è raggiunto l'accordo.
I miliziani dovevano sgomberare la parte Nord e lasciarla alla polizia irachena. Gli italiani si ritiravano sulla sponda sud.
«Mentre ripiegavamo - ricorda Scollo - hanno ripreso a spararci. Un'altra ora di battaglia. Alla fine si sono arresi.
Ora il lato Nord è controllato dalla polizia locale.
Se poi dietro i miliziani si stanno riorganizzando non lo sappiamo.
Il nostro compito era restituire alla gente la loro città presa in ostaggio dalle bande armate».

Alla fine della giornata che ha visto gli italiani protagonisti di una battaglia vera, uno dei pochi scontri dalla fine della Seconda guerra mondiale, i militari si sono ritrovati.

«Soddisfatti di aver svolto bene il loro mestiere», dice Scollo.

Il più emozionato era il capitano Nitti, quello che ha conquistato il ponte di centro. Da un mese è papà di una bambina di nome Nicole che lui ancora non conosce. «Avrò qualcosa da raccontarle», dice.
 
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